Il Bèrio di Veullei a Morgex

Questa è la storia del Bèrio di Veullei, simbolo di amicizia e goliardia tra i villaggi del Villair e di La Ruine

“È il tempo che tu hai speso per la tua rosa che rende la tua rosa importante” dice Antoine de Saint-Exupéry nel suo Petit Prince. È una frase che sottolinea come le cose prendano valore proprio quando iniziamo ad attribuirgli dei significati che prima non avevano. Questa concezione è evidente agli abitanti del Villair di Morgex e di La Ruine che, nell’ultimo anno, hanno riportato alla luce una questione irrisolta: quella del Bèrio di Veullei.

La storia del Bèrio – che in patois di Morgex significa “pietra” – è da ricercarsi nel secondo dopo guerra quando il Bèrio, che ai tempi altro non era che il fondale di un ampio fontanile, fece la fine di molte fontane costruite a fine Ottocento nei villaggi di montagna e poi smantellate per rendere più agevole la costruzione di nuove strade. Dopo lo smantellamento, la lastra di pietra di circa 3 metri per 1 metro e 30 cm di spessore venne appoggiata ad una casa nelle vicinanze e sembrava che non destasse interesse nella comunità del Villair.

Qualche tempo più tardi, però, un Asessore di La Ruine, frazione confinante, decise di utilizzare la pietra per abbellire con un altare l’entrata della nuova cappella nella Pineta lungo Colomba, il torrente che separa il Villair e la Ruine. Passato del tempo, gli abitanti del Villair, memori dell’accaduto, decisero di andare a riprendersi la pietra.

Fu così che in una notte di festa autunnale, il carro trionfante con a bordo lo Bèrio rientrò al Villair. La lastra venne riportata al suo luogo d’origine. La riconquista fu breve.

Il giorno successivo il Bèrio era sparito. Da qui, l’escalation fu rapida. Vennero indette elezioni improvvise per la carica di Seunetucco di Veullei, si chiamarono in causa le forze di polizia e da entrambe le parti vennero selezionati degli ambasciatori. La tensione diplomatica venne, però, smorzata dall’identificazione di una delegazione ufficiale di Veuleen, incaricata di trattare con la Ruine.

Le direttive dei patti erano ben chiare: La consegna doveva avvenire alle 5 del pomeriggio della giornata festiva del 1° novembre sul ponte di Colomba, al confine naturale tra i due villaggi. Esattamente al centro del ponte venne tracciata una riga bianca. Prima dello scambio non vi doveva essere invasione di campo da parte di nessuno.”

Venne firmato l’armistizio tra le due frazioni che celebrarono il momento con la tipica perboulia del Villair. Il Bèrio venne posto di fronte alla cappella di Saint Roch, in attesa di una degna collocazione. Lì, però, vi rimase per trent’anni.

Soltanto nell’estate del 2021, quando ormai il Bèrio pensava di aver trovato pace, si riaccese il dibattito sul suo utilizzo. I ragazzi della Società di Saint Roch decisero, perciò, di adoperarlo come altare per la messa di San Rocco del 16 agosto, quando venne annunciato l’indizione di un referendum sull’impiego del Bèrio. Delle cento schede consegnate e delle quasi duecento raccolte, la maggioranza assoluta era chiara: il Bèrio deve essere posto come stele al confine tra il Villair e La Ruine.

Il caso vuole che l’appezzamento di terra preposto per il Bèrio appartenesse a Lea Requedaz e Adele Haudemand, rispettivamente di La Ruine e del Villair. I ragazzi e le ragazze della società di Saint Roch fanno sapere: “Senza la loro gentilezza e disponibilità nulla sarebbe stato possibile. Per questo abbiamo anche deciso che a dare la prima picconata fossero proprio Lea Requedaz e Adele Haudemand”.

Finalmente, lo scorso 16 agosto 2022 durante la festa patronale di San Rocco, al cospetto di Don Paolo e del Sindaco Federico Barzagli, il Bèrio di Veulleui è stato benedetto.

Si legge sulla placca d’acciaio posta sulla lastra: “Je ne suis pas n’importe quelle pierre mais je suis la synthèse des valeurs d’une petite communauté de montagne. Synonyme d’amitié et goliardie entre les villages du Villair e de La Ruine”.

Si potrebbe dire, parafrasando il Petit Prince: “È il tempo che tu hai speso per il tuo Bèrio che rende il tuo Bèrio importante”.

Testo di Vivien Bovard